La comunicazione privata tra individui è stata, da sempre, un pilastro della convivenza umana.
Fin dalle prime civiltà, la capacità di comunicare liberamente tra individui ha svolto un ruolo cruciale nel tessuto sociale.
Le conversazioni private all'interno di un contesto familiare o tra amici, hanno sempre rappresentato non solo un'espressione di fiducia e di legame personale, ma anche un mezzo essenziale per la trasmissione di conoscenze e la presa di decisioni.
Questa libertà di comunicazione privata è sempre stata vista come una componente intrinseca dell'identità e dell'autonomia personale.
Nelle antiche Grecia e Roma, il concetto di "oikos" — il nucleo domestico — era considerato inviolabile, un luogo dove i discorsi privati potevano fluire liberamente, essenziali per il benessere della famiglia e della società allargata.
Questa sacralità del focolare domestico si rifletteva nelle leggi e nelle norme sociali che proteggevano la privacy degli individui.
Il solo pensiero di imporre limitazioni alla comunicazione privata sarebbe stato considerato aberrante in molte culture storiche.
Ad esempio, nelle società tribali, la fiducia e la comunicazione aperta tra i membri erano considerate essenziali per la sopravvivenza e l'integrità del gruppo.
Limitare tale libertà avrebbe minato non solo la coesione sociale ma anche la capacità di rispondere collettivamente a sfide e minacce.
Anche oggi, la valorizzazione della comunicazione privata è evidente nelle moderne dottrine sui diritti umani, come testimonia l'articolo 12 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che protegge contro l'arbitraria interferenza nella privacy, nella famiglia, nella casa o nella corrispondenza.
Questo riconoscimento internazionale riflette un principio antico e universale, sottolineando come una società civile e garantista consideri fondamentale il diritto alla comunicazione privata.
Nel contesto attuale, la giustificazione della lotta al terrorismo è spesso utilizzata dai governi per estendere le proprie capacità di sorveglianza.
E' evidente, tuttavia, come questo sia solo un subdolo mezzo per provare ad aggirare l'articolo 12 della dichiarazione dei diritti universali.
Da tempo i governi stanno cercando di "convincere" i cittadini che la Libertà è un concetto pericoloso, che deve essere visto con negatività.
E che deve essere messa sempre molto dietro a concetti quali la sicurezza.
Questo perché in questo modo possono giustificare e far accettare leggi sempre più restrittive.
La richiesta di rimozione della crittografia end-to-end da parte di governi a piattaforme come Telegram e WhatsApp illustra un tentativo di sorveglianza che va oltre la semplice prevenzione del terrorismo.
La crittografia end-to-end è una tecnologia progettata per cercare di garantire che solo le persone coinvolte in una conversazione possano leggere i messaggi scambiati, proteggendo così la privacy e la sicurezza delle comunicazioni personali.
La gente dovrebbe rabbrividire di fronte a richieste del genere.
Che violano in maniera lampante l'articolo 12 della dichiarazione dei diritti universali ma più ancora la legge universale naturale che prevede la libertà di comunicazione privata tra persone.
Quando i governi chiedono l'accesso illimitato ai dati privati, il rischio non è solo la violazione della privacy, ma la creazione di una società di sorveglianza in cui tutti i cittadini sono potenzialmente sospetti.
Anzi.. Più che un rischio è una certezza.
Inoltre fa anche capire che la volontà di combattere il terrorismo non è esattamente il vero obiettivo.
Avere capacità di controllo globale dei cittadini significa "Potere".
Significa avere un mezzo ricattatorio enorme nei confronti dei cittadini che vivrebbero nella paura di poter esprimere liberamente le proprie opinioni quando non allineate con quelle governative.
La storia offre numerosi esempi dei pericoli legati all'abuso del potere di sorveglianza da parte di regimi autoritari.
Di come figure come Hitler e altri dittatori abbiano usato il controllo delle informazioni per sopprimere l'opposizione e perpetuare il loro potere, evidenziando la pericolosità di leggi invasive nella moderna era digitale.
Durante il regime nazista, la Gestapo utilizzava una vasta rete di spie e informatori per sorvegliare e reprimere qualsiasi forma di dissenso.
Questo sistema di sorveglianza capillare rendeva quasi impossibile per i cittadini organizzare una resistenza efficace.
Analogamente, in Unione Sovietica sotto Stalin, il controllo delle comunicazioni permetteva al governo di arrestare e deportare milioni di persone considerate minacce al potere statale.
Con l'avvento delle tecnologie digitali, il potenziale di sorveglianza è amplificato in modi che i dittatori del passato non avrebbero potuto nemmeno immaginare.
Se leggi invasive che permettono la sorveglianza globale come quelle attuali fossero state nelle mani di Hitler, il potere di soppressione della dissidenza sarebbe stato totale e devastante.
Dare per scontato che un Hitler non esisterà più è perlomeno ingenuo.
Solo che ora si ritroverebbe con delle leggi che aumenterebbero a dismisura il suo potere.
La lezione che emerge dalla storia è che un controllo eccessivo e la sorveglianza possono portare a una perdita di libertà e alla distruzione della società civile.
Proteggere la libertà di parola, di espressione e di comunicazione privata è fondamentale non solo per la dignità individuale ma anche per la capacità di una società di proteggersi da future tirannie.
La storia ha dimostrato che i diritti possono essere rapidamente erosi sotto il giogo di nuovi regimi autoritari.
Mantenere la libertà di comunicazione libera e non controllata è una salvaguardia essenziale che può proteggere la società da simili minacce future.
Il costo di ignorare questo insegnamento potrebbe essere la libertà stessa.
Nessuno sarà sottoposto a ingerenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa o nella sua corrispondenza, né a lesioni alla sua onorabilità e reputazione.
Ogni individuo ha diritto alla protezione della legge contro tali ingerenze o lesioni.